L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da una restrizione volontaria dell’assunzione di cibo, con conseguente perdita di peso e paura intensa di ingrassare. Colpisce principalmente adolescenti e giovani adulti, soprattutto donne, ma può manifestarsi anche negli uomini. L’anoressia non è semplicemente una questione di vanità o di desiderio di magrezza estrema: si tratta di una condizione complessa che coinvolge fattori psicologici, biologici e sociali.
Le persone che ne soffrono sviluppano un’immagine corporea distorta e un forte controllo sul cibo come meccanismo per gestire ansie e insicurezze. L’anoressia può avere conseguenze gravissime sulla salute fisica e mentale, portando a complicazioni mediche potenzialmente fatali.
Il trattamento è spesso multidisciplinare e prevede il supporto di medici, nutrizionisti e psicologi. La guarigione è possibile, ma richiede tempo e un intervento precoce è fondamentale per migliorare le prospettive di recupero.

Significato della parola anoressia
Il termine “anoressia” nel contesto medico e psicologico, il termine è utilizzato in modo più specifico per indicare l’anoressia nervosa, uno dei vari disturbi alimentari caratterizzato dalla paura ossessiva di ingrassare e da un drastico calo del peso dovuto alla restrizione alimentare.
L’anoressia nervosa non è semplicemente “non avere fame” e mancanza di appetito, ma una condizione complessa in cui la persona rifiuta il cibo per motivi psicologici, pur avvertendo il senso della fame. Spesso si associa a una percezione alterata del proprio corpo, con una costante insoddisfazione per il proprio peso e aspetto.
Da un punto di vista clinico, l’anoressia può portare a gravi complicazioni mediche, tra cui squilibri ormonali, problemi cardiaci e osteoporosi.
Etimologia dell’anoressia
La parola “anoressia” ha origini greche: deriva da “an-” (senza) e “órexis” (appetito), quindi letteralmente significa “assenza di appetito”. In ambito medico, il termine è stato adottato per descrivere la condizione in cui una persona perde il desiderio di nutrirsi non per mancanza di fame, che viene costantemente negata da chi ne soffre, ma per paura di ingrassare.
L’aggiunta del termine “nervosa” per identificare il disturbo specifico risale al XIX secolo, quando i medici iniziarono a riconoscere che non si trattava di una semplice mancanza di fame, ma di un problema con profonde radici psicologiche. Oggi, l’anoressia nervosa è riconosciuta come un disturbo del comportamento alimentare con implicazioni fisiche e mentali serie.
Cos’è l’anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare grave caratterizzato da una restrizione estrema dell’assunzione di cibo, una paura intensa di ingrassare e una percezione distorta del proprio corpo. Le persone che ne soffrono tendono a considerarsi sovrappeso anche quando sono estremamente magre e adottano comportamenti dannosi e distruttivi per perdere peso, come digiuni prolungati, eccessiva attività fisica, uso di lassativi e diuretici, o vomito autoindotto così come avviene con la bulimia.
In genere, l’anoressia si manifesta durante l’età adolescenziale e colpisce prevalentemente le donne, anche se negli ultimi anni si registra un aumento di casi tra gli uomini. Il disturbo può avere diverse cause, tra cui fattori genetici, ambientali, psicologici e culturali.
Dal punto di vista medico, le persone anoressiche sviluppano gravi carenze nutrizionali che possono portare a problemi cardiaci, osteoporosi, perdita di capelli, debolezza muscolare e disturbi ormonali. A livello psicologico, l’anoressia è spesso associata a depressione, ansia e disturbi ossessivo-compulsivi.
Il trattamento dell’anoressia nervosa richiede un approccio multidisciplinare, che include terapia psicologica, supporto nutrizionale e, nei casi più gravi, ospedalizzazione. L’intervento precoce è essenziale per migliorare le prospettive di guarigione e ridurre il rischio di complicanze a lungo termine.
Anoressia restrittiva
L’anoressia restrittiva è una delle due principali forme di anoressia nervosa. In questa tipologia, la perdita di peso avviene attraverso una severa limitazione dell’assunzione di cibo, spesso accompagnata da un’intensa attività fisica. A differenza della variante con condotte di eliminazione, chi soffre di anoressia restrittiva non utilizza frequentemente il vomito autoindotto o l’abuso di lassativi e diuretici.
Le persone affette da anoressia restrittiva sviluppano una forte ossessione per il controllo calorico e tendono a eliminare intere categorie alimentari, come carboidrati e grassi. Questa condizione è spesso associata a perfezionismo, rigidità mentale e un’intensa paura di perdere il controllo sul proprio peso.
Quali sono le cause dell’anoressia?
L’anoressia nervosa è una patologia complessa che può avere molteplici cause, spesso interconnesse tra loro. I principali fattori scatenanti includono aspetti genetici, biologici, psicologici e ambientali.
Dal punto di vista genetico, alcuni studi suggeriscono che esista una predisposizione ereditaria: chi ha parenti con disturbi del comportamento alimentare ha un rischio maggiore di sviluppare l’anoressia. A livello biologico, squilibri nei neurotrasmettitori cerebrali, in particolare serotonina e dopamina, possono influenzare il rapporto con il cibo e il controllo dell’appetito.
Le cause psicologiche comprendono bassa autostima, perfezionismo, ansia e disturbi ossessivo-compulsivi (DOC). Molte persone con anoressia presentano tratti di personalità che le portano a ricercare il controllo e a temere il fallimento. Eventi traumatici, come abusi o bullismo, possono contribuire allo sviluppo del disturbo.
A livello sociale e culturale, la pressione esercitata dai media in particolar modo i social media e dagli standard estetici imposti dall’industria della moda e della televisione può influenzare negativamente l’immagine corporea e favorire comportamenti restrittivi. Anche dinamiche familiari disfunzionali, come un ambiente ipercritico o eccessivamente controllante, possono aumentare il rischio di anoressia.
Il riconoscimento precoce delle cause e dei fattori di rischio è fondamentale per intervenire tempestivamente e avviare un percorso terapeutico efficace.
L’anoressia ha cause familiari?
Il contesto familiare può influenzare lo sviluppo dell’anoressia. Famiglie ipercontrollanti, conflitti genitoriali e un’eccessiva enfasi sul peso e sull’apparenza possono contribuire al disturbo. Tuttavia, l’anoressia non ha una sola causa e spesso deriva da molteplici fattori.
Genitori troppo esigenti, regole alimentari troppo rigide e mancanza di affetto emotivo possono favorire comportamenti anoressici. Anche la presenza di disturbi alimentari in altri membri della famiglia può aumentare il rischio.
D’altra parte, il supporto familiare gioca un ruolo cruciale nel recupero: ambienti positivi, affettuosi e privi di giudizio possono favorire la guarigione.
Quali sono i sintomi dell’anoressia?
I sintomi dell’anoressia possono essere fisici, psicologici e comportamentali.
A livello fisico, si osservano drastica perdita di peso, debolezza muscolare, pelle secca, capelli fragili, amenorrea (assenza di mestruazioni), ipotermia e svenimenti frequenti. Inoltre, si verificano alterazioni cardiache, come bradicardia e ipotensione.
Dal punto di vista psicologico, le persone con anoressia manifestano ansia intensa, depressione, paura estrema di ingrassare, bassa autostima e distorsione dell’immagine corporea. Tendono a ritenersi sovrappeso anche quando sono sottopeso e sviluppano un rapporto ossessivo con il cibo.
Comportamentalmente, chi soffre di anoressia evita il momento dei pasti, mente sulla quantità di cibo ingerita, pratica esercizio fisico eccessivo e può sviluppare rituali alimentari rigidi, come mangiare solo determinati cibi in ordine preciso.
Nei casi più gravi, la malnutrizione può portare a danni irreversibili agli organi vitali, aumentando il rischio di morte.
Conseguenze anoressia
Le conseguenze dell’anoressia sono numerose e possono riguardare sia la sfera fisica che quella psicologica.
Conseguenze fisiche: la malnutrizione può causare problemi cardiovascolari, osteoporosi, danni ai reni e al fegato, perdita di massa muscolare e squilibri ormonali. Nei casi più gravi, può portare all’insufficienza multiorgano.
Conseguenze psicologiche: le persone con anoressia soffrono spesso di ansia, depressione e disturbi ossessivo-compulsivi. La paura costante di ingrassare può rendere difficile la socializzazione e portare a isolamento.
Conseguenze sociali: la perdita di interesse nelle attività quotidiane e l’ossessione per il controllo del peso possono compromettere le relazioni interpersonali e la qualità della vita.
I danni permanenti dell’anoressia
Se non trattata per tempo, l’anoressia può causare danni permanenti. Alcuni di questi includono:
Osteoporosi: la riduzione della densità ossea può portare a fratture anche dopo il recupero del peso.
Danni cardiaci: la bradicardia e le aritmie possono persistere nel tempo, aumentando il rischio di complicazioni fatali.
Infertilità: gli squilibri ormonali possono influenzare la fertilità femminile, causando amenorrea cronica.
Si può morire di anoressia?
L’anoressia nervosa ha uno dei tassi di mortalità più alti tra i disturbi mentali. Le cause principali della morte includono insufficienza cardiaca, squilibri elettrolitici e suicidio. L’intervento precoce è fondamentale per ridurre il rischio di esiti fatali.
Anoressia e depressione
L’anoressia e la depressione sono spesso interconnesse. Molte persone con anoressia sviluppano sintomi depressivi, tra cui bassa autostima, sentimenti di inadeguatezza e isolamento sociale. La malnutrizione stessa può aggravare la depressione, compromettendo la regolazione dell’umore.
Anoressia e DOC
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è comune nelle persone con anoressia. La necessità di controllare ogni aspetto dell’alimentazione e del peso corporeo può manifestarsi in comportamenti ritualistici, come il tagliare il cibo in piccoli pezzi o pesare meticolosamente ogni pasto.
Trattamento e cura per l’anoressia
Il trattamento dell’anoressia prevede un approccio multidisciplinare che include terapia nutrizionale, supporto psicologico e monitoraggio medico. La terapia cognitivo-comportamentale è spesso utilizzata per modificare i pensieri disfunzionali riguardo al peso e al cibo. Nei casi gravi, può essere necessaria l’ospedalizzazione per stabilizzare le condizioni fisiche del paziente.
Con il giusto supporto, il recupero è possibile, anche se può richiedere anni di trattamento e un continuo impegno per evitare ricadute.